Assaggi musicoletterari nr. 4 - Autumn Tears "The eloquent dream"
Rain guidava in una tangenziale vuota, diretta verso la Zona Industriale, pentita di non essere rimasta a letto. Di solito il sabato per lei non era un giorno lavorativo, ma aveva dato al capo la sua disponibilità per assisterlo nella chiusura di un progetto e non aveva scuse per sottrarsi. Cercò di tirarsi su di morale pensando che le avrebbe fatto bene uscire un po’ e distogliere il pensiero da Ilie.
Era contenta che il cielo fosse grigio e malaticcio: un Sole alto e smagliante sarebbe stato in netta contrapposizione con il suo animo tanto che avrebbe trovato quasi insopportabile l’idea che i Suoi raggi la sfiorassero. Svoltò sulla destra per imboccare l’uscita che l’avrebbe condotta verso l’edificio che accoglieva il suo ufficio e si trovò insolitamente immersa in una densa e malinconica nebbia. Circondata da quegli spettri umidi e gocciolanti, le sue paure furono riesumate in una danza spettrale il cui tempo era scandito dal ritmo delle gocce di pioggia che iniziarono a cadere battenti sul cruscotto dell’auto. Gli Autumn Tears, con la loro musica dalle sonorità decadenti, facevano vibrare i suoi timpani in quel sabato mattina in cui la tristezza la faceva da padrona. Forse era lei che, seppur inconsapevolmente, sentiva il bisogno di vivere quello stato d’animo negativo assaporandolo fino in fondo allo scopo di esaurirlo completamente. I fantasmi nascosti nella nebbia le danzavano instancabilmente intorno e uno di loro sembrò sussurrarle le parole che erano uscite dalle labbra di Ilie la sera precedente: “Ti amo”. Ma un vento algido soffiò un alito di amarezza all’interno del suo cuore, che si preparava ad affrontare il lutto di un amore perduto, e spazzò via quelle parole lontano da lei.
Era nuovamente sola. Per mollare definitivamente Ilie si era limitata a scrivergli un sms in cui lo intimava di non cercarla, spiegandogli brevemente che non se la sentiva di ricominciare la loro storia. Era da codarde, lo sapeva, ma sapeva altrettanto bene che non sarebbe riuscita a sostenere ancora una volta quello sguardo velato di verde, le calde sfumature della sua voce… No, avrebbe rischiato di cedere ancora una volta. E per cosa poi? Per vedere il vero suo volto allo svanire dell’incantesimo?
Una volta inviato il messaggio spense il cellulare. Non voleva nemmeno leggere la sua eventuale risposta; inoltre non era neanche sicura che lui ricordasse ancora quanto le aveva detto davanti al Krasnapolski quindi aveva persino rischiato una figuraccia.
L’ufficio era semi deserto, come la strada che l’aveva condotta lì. Accese il PC e si preparò a leggere le e-mail lavorative che ogni giorno riempivano la sua casella di posta elettronica, ma rimase a fissare lo schermo senza prestare attenzione a quello che stava scritto su di esso. Aveva lo sguardo perso nel vuoto, smarrito nell’incertezza e nella paura. Paura di aver sbagliato tutto, paura della piega che avrebbe preso la sua vita da quel giorno in avanti.
«Buongiorno disegnatrice solitaria» le chiese Asia sbucando improvvisamente dalla parete del box, facendola sussultare.
«Ciao bella, anche tu di straordinario, vedo!» la salutò Rain sforzandosi di sorridere. «Avrei bisogno di un bel caffè.»
«Andiamo allora, te lo offro io.»
Le due ragazze lavoravano nello stesso ufficio da un paio d’anni, ma soltanto nell’ultimo periodo la loro conoscenza superficiale stava pian piano tramutandosi in una bella amicizia.
«Pensavo tornassi più rilassata dal tuo viaggio in Germania» le disse Asia inserendo le monetine nella macchinetta delle bevande. «Invece da quando sei tornata sembri addirittura più triste. Cosa è andato storto? Hai litigato con la tua amica?»
«No, niente del genere» rispose lei. «È per Ilie. Tra noi è finita del tutto, senza alcuna possibilità di recuperare la cosa.»
«Mi sembrava fosse finita già da qualche settimana, no?» le chiese porgendole il bicchiere di caffè bollente. Come avrebbe potuto, Rain, spiegarle la verità?
«Sì, ma ieri sera ci siamo incontrati e rivederlo non è stato molto facile» si limitò dire.
«Secondo me la fine di questa storia ti aprirà le porte a delle opportunità decisamente migliori. Hai bisogno di allontanarti da gente come Ilie. Sono tipi strani, eclettici, spinti da un anticonformismo estremo. Credo che tu abbia bisogno di una persona più… come dire? Normale, ecco!»
“Normale”, pensò Rain. “Come se questa parola, per me, avesse un senso…”
Andarono a fumare una sigaretta come del resto erano solite fare prima di mettersi a lavoro, ma Rain non era molto incline alle discussioni quel giorno; per cui si limitò ad ascoltare i progetti di Asia per la serata e a lamentarsi, insieme a lei, delle solite problematiche lavorative.
Quelle otto ore sembravano non voler mai terminare finché il tramonto tinse il cielo con i suoi riflessi purpurei e le lancette dell’orologio si posarono finalmente sulle 19:30.
Prima di ritornare a casa doveva fare un salto alla banca del sangue; non era dell’umore adatto per darsi alle sue solite pratiche, ma doveva rimettersi in sesto in qualche modo. Una buona cena l’avrebbe indubbiamente aiutata. Era talmente stanca che voleva soltanto tornare a casa e rilassarsi davanti ad un bel DVD. Questo, almeno, era quello che sperava. Non immaginava che una volta rincasata, aprendo la porta, avrebbe trovato Jessie a intrattenere degli ospiti inaspettati: le “Danze Macabre”, completi del nuovo batterista (una specie di vampiro allucinato che non dimostrava più di diciassette anni).
«Ciao ragazzi» fece senza troppa enfasi, mascherando la sorpresa che l’aveva colta. Ilie la salutò puntandole addosso i suoi laghi verdi che lei tentò in tutti i modi di evitare. L’atmosfera era tangibilmente pesante.
«I ragazzi sono qui per chiedermi un consiglio su alcuni brani», si giustificò Jessie.
«Buon lavoro, allora» si limitò a dire Rain. «Io sono stanca, scusatemi se non mi trattengo» concluse poi, impaziente di scappare dalla vista di Ilie. Sperare che Jessie non rivedesse più quei due, ma non se la sentiva proprio di biasimarlo, cui comprendeva benissimo la necessità di frequentare esseri simili a lui.
Inforcò il corridoio e, quando stava quasi per scomparire dietro la porta della sua camera, si accorse che Ilie la stava seguendo...
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