Assaggi musicoletterari - nr. 6 Radiohead "Creep"
«Eccomi» disse con tono tutt’altro che energico, facendo il suo cupo ingresso nella sala insonorizzata.
Tesla la salutò da dietro la sua batteria elettrica, mentre Jessie le si avvicinò per condurla dinanzi al loro ospite impegnato all’accordatura di un’Ibanez nera che aveva l’aria di essere molto costosa.
Non appena Rain lo vide rimase di ghiaccio. Cosa ci faceva lui a casa sua? E come aveva fatto a trovarla? Non poteva trattarsi di una semplice coincidenza.
«Ciao Rain» disse Tom avvicinandosi a lei per darle due baci sulle guance. «Speravo proprio di rivederti.»
«Sono sorpresa di incontrarti qui», fece Rain trattenendo a stento un’espressione di piacere al contatto della pelle calda del ragazzo. «Vedo che hai conosciuto anche i miei amici e coinquilini», osservò poi. Subito dopo si chiese che intenzione avessero i suoi amici; di rado e solo in casi estremi ricorrevano alla collaborazione musicale di un essere umano. Suonare era per loro più di un lavoro: consideravano la musica parte integrante del loro stesso essere e preferivano suonare in un regime di piena libertà d’espressione. Qualunque cosa quei due avessero per la testa lei non avrebbe sicuramente tardato a scoprirlo, per cui cercò di concentrarsi sulla jam.
«Io e Tesla stiamo cercando di convincere Rain a cantare con noi stabilmente» spiegò Jessie, rivolgendosi a Tom come se i due fossero vecchi amici «ma, per ora, senza alcun successo. Magari potrai esserci d’aiuto nella nostra causa» sorrise, infine, facendogli l’occhiolino.
Rain avrebbe voluto urlare a tutti di andarsene al diavolo e di lasciarla tornare in pace sul suo tappeto a fissare il soffitto. Purtroppo si limitò soltanto a un sorriso di circostanza e, mentre studiava la situazione per capire cosa stesse accadendo realmente dentro quella sala prove, regolò il microfono scelse i soliti effetti, i suoi preferiti; quando la vocale fu perfettamente a posto chiese ai ragazzi cosa volessero suonare.
«Quello che vi va» rispose Jessie. «Hai qualche idea?» chiese poi a sua volta rivolgendosi a Tom.
«Che ne dici della canzone che ascoltavi prima in camera tua?» propose il ragazzo guardando Rain.
«Sì» rispose lei impacciata; si era dimenticata di quanto fossero scuri i suoi occhi e di quanto simili fossero ai suoi. Sarebbe stato impossibile dedurre quale di loro due avesse lo sguardo più tendente al nero, ma lei sarebbe stata contenta di concentrarsi per risolvere quel dilemma. «Mi piace molto quella canzone, ma manca la seconda chitarra e la tastiera non è prevista nel pezzo» precisò Rain.
«Non essere la solita pignola!» disse Jessie. «Siamo qui per godere dei virtuosismi di Tom» scherzò; «e per divertirci un po’ insieme. Iniziamo con questa e poi passiamo a qualcosa di più adatto, ok?»
«Vada per “Creep”, allora» assentì Rain.
La sua voce scivolò delicata e leggera sul tappeto musicale intessuto dall’attraente mortale, coinvolgendo i presenti in quel canto osceno e disperato che componeva il tema della canzone
Gli occhi semi chiusi, il corpo ciondolante e la mente persa fra le parole del testo. Si sentiva davvero così: un essere spregevole innamorato di un angelo di cui non era degna. Lacrime adamantine cominciarono a solcare le sue guance nivee, mentre Tom non riusciva a spostare lo sguardo che, fisso su di lei, si perdeva fra le curve delle sue immortali grazie.
...
«Mi è piaciuta moltissimo la tua interpretazione di “Creep”» fece Tom per allentare la tensione che lui stesso, senza volere, aveva creato. «Sembrava che ci fossi dentro anima e corpo.»
«Forse perché anch’io appartengo alla categoria<!--[if !supportFootnotes]-->.»
«Anche a me capita di sentirmi spesso fuori luogo e inadeguato in certe situazioni. Capisco benissimo quel che vuoi dire.»
Rain si volse nuovamente verso la stanza e il suo interlocutore. Adesso che lo guardava alla luce delle lampade, invece che nella penombra del bosco o di una camera d’albergo, percepì più forte l’impressione che i suoi lineamenti avessero qualcosa di familiare: la linea sottile del naso e le labbra carnose erano perfettamente disegnate in un viso dalla carnagione nocciola dal quale spiccavano due laghi neri il cui sguardo brillava di un’intensità accattivante. Aveva folti capelli neri, leggermente mossi e lucidi, dal taglio ribelle e che sembravano un po’ in contrasto con i suoi abiti firmati.
Non c’era alcun dubbio che Jessie e Tesla avessero intenzione di usarlo per cospirare contro l’unione fra lei e Dylan. Di certo era un giovane dall’aspetto attraente capace di suscitare il risveglio dei suoi vampireschi appetiti, ma i suoi amici erano degli illusi speranzosi se credevano che lei sarebbe caduta nel loro subdolo complotto. Non sarebbe bastata una bella torta, per quanto appetibile, per indurla a cedere. Non le sarebbe dispiaciuto, però, a mangiarne una fettina! Dopo tutto quel tempo passato a nutrirsi esclusivamente di sangue animale, Tom era come una bottiglia di buon vino per un ex alcolista. E questo Jessie e Tesla lo sapevano bene.
«Non credo che tu possa capire» disse lei senza preoccuparsi di apparire presuntuosa. «Non hai idea di che tipo di “creep” io sia.»
«Quel che vedo è molto lontano dall’essere considerato “creep”» disse lui prontamente.
«Il tipo di deformità a cui mi riferisco non è fisica. Speravo fossi meno superficiale» aggiunse lei in risposta ad una lusinga che l’aveva colpita e dalla quale avvertiva la necessità di difendersi.
«So benissimo a cosa ti riferisci.»
«Non credo proprio!» puntualizzò Rain con tono volutamente scostante, lasciandosi trasportare dalla malinconia suscitata da quella piovosa serata.
«Rain, pioggia. Nome insolito per un essere comune, ma non per te.»
Calò il silenzio, pesante come un’incudine. La ragazza si voltò di scatto verso di lui con l’espressione di chi attende la prossima frase per capire se smentirà o confermerà le sue supposizioni, i suoi timori. All’esterno un tuono ringhiò come una fiera che sta per sferrare il suo attacco.
«Sei nata in un giorno di pioggia, non è vero? E tutte le volte che la pioggia cade non fai che ricordare quella serata in cui la vita e la morte si sono mischiate regalandoti l’eternità.»
Rain si sentì raggelare. Dovette affondare le unghie nel palmo della mano per contenere la tensione. Chi era in realtà quel ragazzo che si era introdotto nella sua casa inaspettatamente? Come faceva a conoscere dei particolari talmente intimi?
1. “Creep” (trad. "creatura ripungnante") è un brano dei Radio head risalente al 1993 che parla dell’angoscia che pervade un uomo che si sente inadeguato dinnanzi alla perfezione della donna che ama. Lui, in confronto a lei, si vede una persona sgradevole e mostruosa, dunque indegna.
https://www.youtube.com/watch?v=XFkzRNyygfk